Carlo Calcagni, una storia dimenticata

Carlo Calcagni, una storia dimenticata

Una interrogazione parlamentare a risposta scritta fu depositata a maggio scorso dal Deputato Franco Mari dei Verdi e Sinistra Italiana. Ad oggi non c’ è stata alcun risposta scritta all’ interrogante.
Il Colonnello Carlo Calcagni del Ruolo d’ Onore che da anni tenacemente lotta contro disparate problematiche di salute a causa del contatto con i metalli pesanti e le polveri sottili a cui lui e tutto il personale militare inviato in Kosovo durante la missione internazionale di pace della NATO sotto l’egida delle Nazioni Unite, in Bosnia-Herzegovina negli anni ’90 sono stati esposti senza protezioni e senza avvertimenti a causa delle negligenze, volute o meno, non è ancora stato chiarito, dell’ allora governo e del Ministero della Difesa in carica, ci scrive:

“Da un anno questa interrogazione giace in Parlamento, ignorata, nell’indifferenza generale.
Da un anno aspettiamo che qualcuno prenda posizione, che si dia finalmente voce a chi ha servito lo Stato con onore e fedeltà, pagando un prezzo altissimo.
Questa battaglia non ha colore politico.
È la battaglia di uomini e donne che hanno giurato di servire la Patria e che oggi si trovano abbandonati da quello stesso Stato che avevano difeso.
È la battaglia delle nostre famiglie, che continuano a vivere nel dolore e nell’incertezza.
Ma ora è il momento che lo Stato serva anche noi.
Chiedo a tutte le forze politiche di schierarsi al nostro fianco.
Di scrivere, finalmente, una pagina di giustizia per i servitori dello Stato.
Il silenzio non è più accettabile.
Gli americani avevano avvertito tutti gli Stati membri della NATO, compresi i vertici politici italiani e il Ministero della Difesa, riguardo alla tipologia degli armamenti utilizzati in Bosnia-Herzegovina. In particolare, erano state indicate tutte le aree colpite e fornito un disciplinare di intervento per operare nelle zone ad alto rischio di contaminazione chimica e fisica.
Tuttavia, NESSUNO di noi, impiegati in quelle terre dilaniate dalle bombe per eseguire ordini ricevuti e adempiere al nostro dovere, fu mai informato del grave e reale rischio a cui eravamo esposti. Non un solo avvertimento, nessuna misura di protezione, nessuna precauzione per salvaguardare la nostra salute e la nostra vita.
Nulla fu mai fatto per fornire alle truppe italiane l’equipaggiamento adeguato per operare in sicurezza in quelle aree contaminate, né furono trasmesse le informazioni necessarie per affrontare un nemico tanto invisibile quanto letale. Non il fuoco nemico, ma un’arma subdola e silenziosa: l’uranio impoverito.
Ho respirato inconsapevolmente le nanoparticelle di metalli pesanti che si sono liberate nell’aria con l’esplosione degli ordigni all’uranio impoverito. Hanno oltrepassato la barriera polmonare e, attraverso il sangue, hanno raggiunto e avvelenato tutti gli organi del mio corpo. Persino il mio DNA è stato contaminato.

Le analisi cliniche hanno dimostrato la presenza nel mio corpo di 28 metalli pesanti, in quantità esageratamente elevate.
Tra questi:Metalli tossici: Alluminio, Antimonio, Argento, Arsenico, Berillio, Cadmio, Cromo, Ferro, Manganese, Mercurio, Nichel, Oro, Palladio, Piombo, Platino, Rame, Rodio, Stagno, Stronzio, Tallio, Titanio, Tungsteno, Vanadio. Metalli radioattivi: Cesio Torio e Uranio.

Valori impressionanti, fino a 22.000 volte oltre i limiti di riferimento.

Li hanno trovati nel fegato, nei polmoni, nel midollo osseo e persino nel DNA.

Da 18 lunghissimi anni, la mia vita è scandita dai ritmi imposti dalle terapie:

Immunoterapia ogni mattina appena sveglio

Sedute settimanali di plasmaferesi ospedaliere

Ossigenoterapia per almeno 18 ore al giorno

Flebo quotidiane e centinaia di compresse da ingerire

Ventilatore polmonare notturno e ogni strumento necessario per mantenere il mio corpo in vita

A volte il fisico non ce la fa, ma è la mente che comanda!

VIVO di sfide: nonostante tutto, ancora oggi, sono pronto a dare la mia VITA per il TRICOLORE!

Il mio quadro clinico è devastante, degenerativo e irreversibile, ma non è mai finita fino alla FINE.

Riferimenti e documentazione nota:

  1. Denunce e dossier parlamentari: più volte, nel corso degli anni, sono stati presentati in Parlamento dossier dettagliati sugli effetti dell’uranio impoverito sui militari italiani. Un impegno portato avanti con forza dalla Dottoressa Elisabetta Trenta, che da Ministro della Difesa ha cercato di affrontare il problema, subendo pesanti conseguenze sulla propria carriera politica.
  2. Indagini della Commissione Parlamentare d’Inchiesta: la Commissione ha riconosciuto la correlazione tra l’esposizione ai metalli pesanti e le gravi patologie sviluppate dai militari impiegati nelle missioni in Bosnia, Kosovo e Iraq.
  3. Studi scientifici: analisi condotte da esperti indipendenti e istituti di ricerca hanno confermato la contaminazione da metalli pesanti nei militari italiani rientrati dalle missioni nei Balcani.

Queste informazioni non solo sono note, ma sono state nascoste e ignorate per anni, lasciando migliaia di uomini e donne in divisa a combattere una battaglia che nessuno aveva detto loro di dover affrontare.”

Anna Di Vito giornalista, Freelance, conosciuta con lo pseudonimo di Ripley Free Giornalista, studi classici, comunicazione e cronaca di Inchiesta, scrittrice, addetta alla Comunicazione, esperta in giornalismo Investigativo. Autrice di opere di cronaca romanzata noir e thriller. Organizzatrice di eventi culturali. Attenta alle questioni sociali, alle minoranze, ai dimenticati delle istituzioni.

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